Ripartire dalle competenze per superare il deficit e dire basta all’emigrazione sanitaria
La sanità calabrese vive da anni una situazione complessa, aggravata da un deficit economico che sembra un ostacolo insormontabile. Tuttavia, anche in questo scenario difficile, la necessità di offrire un servizio sanitario all’altezza delle esigenze dei cittadini non può e non deve essere messa in secondo piano. È giunto il momento di voltare pagina, valorizzare le risorse esistenti e mettere fine a quella che è diventata una dolorosa consuetudine per molti: l’emigrazione sanitaria. Ogni anno, migliaia di calabresi si vedono costretti a rivolgersi a strutture fuori regione per cure che, in molti casi, potrebbero essere garantite sul territorio. Questo esodo non rappresenta solo una ferita per le famiglie coinvolte, ma è anche un peso economico significativo per il sistema sanitario regionale. A tutto questo si aggiunge l’immagine di una Calabria che, troppo spesso, viene descritta come incapace di garantire cure adeguate, nonostante esistano competenze straordinarie all’interno delle sue strutture. Infatti, la regione non è priva di eccellenze. Medici, infermieri, tecnici e operatori sanitari lavorano quotidianamente con professionalità e dedizione, spesso in condizioni difficili. È proprio da queste competenze che bisogna ripartire. La Calabria non deve importare qualità da fuori, perché la qualità ce l’ha già: ciò che manca è una visione strategica che metta queste risorse nelle condizioni di operare al meglio. La soluzione non può essere solo economica, ma deve essere soprattutto organizzativa e culturale. Serve un piano di riorganizzazione che punti a rendere più efficienti le strutture esistenti, migliorare la gestione delle risorse e investire in tecnologia e formazione. La politica deve assumersi la responsabilità di dare risposte concrete, con interventi che abbiano come obiettivo primario la salute dei cittadini e non la semplice logica del contenimento dei costi. È fondamentale anche ricostruire il rapporto di fiducia tra i cittadini e il sistema sanitario regionale. La percezione di inefficienza, alimentata da anni di cronache negative, deve essere superata attraverso la trasparenza, la comunicazione e il coinvolgimento delle comunità locali. La sanità non è solo un servizio, è un diritto fondamentale e una questione di dignità. La Calabria merita un sistema sanitario all’altezza delle sue necessità, che sappia trattenere i suoi talenti e attirare nuovi professionisti, che valorizzi le eccellenze esistenti e che ponga fine all’umiliazione dell’emigrazione sanitaria. È una sfida complessa, ma non impossibile. La nostra regione ha dimostrato più volte di sapere reagire nei momenti di difficoltà. Con il giusto impegno e una visione condivisa, la sanità calabrese può diventare un modello di rinascita, un simbolo di come, anche partendo da una situazione difficile, si possa costruire un futuro migliore per tutti. Basta immobilismo, basta rassegnazione. È ora di cambiare.